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Andrja Medulic, Andrea Meldolla detto Andrea Schiavone o lo Schiavone (1510/1515 - 1563)

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Andrija Medulic, Andrea Meldolla detto Andrea Schiavone o lo Schiavone (1510/15 - 1563)
Il giudizio di Paride
Olio su tavola
The judgment of Paris
Oil on panel
43x136 cm

Nato a Zara intorno agli anni 1510-15 in Dalmazia, motivo per cui, trasferitosi a Venezia, viene soprannominato “Schiavone”, nomignolo che definiva i dalmati. In realtà era un italiano nato in Dalmazia, essendo i genitori, originari della cittadina romagnola di Meldola, vicino a Forlì. Il padre Simone, infatti, ricopre in quegli anni la carica di conestabile della Serenissima nella città di Zara. Le scarne notizie biografiche sullo Schiavone rendono piuttosto oscura la ricostruzione della sua formazione artistica anche se da note stilistiche è plausibile un apprendistato in terra emiliana e in particolare presso il Parmigianino. Grazie a Giorgio Vasari conosciamo la sua prima opera di pittura documentata dalle fonti, e oggi perduta. Come si deduce dalle Vite fu commissionata da Giorgio Vasari stesso nel 1540 per farne omaggio a Ottaviano de’ Medici. In questi anni, comunque, lo Schiavone piuttosto che dedicarsi alla pittura affina l’arte incisoria e probabilmente questo lunga attività grafica gli conferisce” una linea fluida e guizzante, elegantemente decorativa, che sintetizza liberamente le forme schizzando i profili delle figure con un incedere rapido e nervoso, senza peraltro che il virtuosismo disegnativo si risolva in composizioni soverchiamente elaborate” come annota acutamente Luca Bortolotti. Databili al principio degli anni Quaranta sono una serie di dipinti I dipinti ove salda l’elegante lezione parmigianinesca con la pittura veneziana e di Giorgione in particolare. Esemplificativi di questo periodo sono pure la serie di quattro tavolette del Kunst¬historisches Museum di Vienna con due Storie di Apollo e due Storie di Giove (con ogni probabilità formelle che decoravano un cassone o un armadio). Del 1547 è l’unico lavoro datato e firmato («Andrea Meldolla inventor»), ovvero l’acquaforte “Ratto di Elena”, in cui traspare chiaramente come l’artista fosse a conoscenza dell’operato del Raffaello e della “Battaglia di Costantino” delle Stanze vaticane in particolare. Gli anni Cinquanta vedono la piena maturazione dell’artista, produce autentici capolavori come “Le nozze di Cupido e Psiche” oggi al Metropolitan Museum di New York. Dipinge in maniera rapida e abbozzata, la sua pittura fa scuola, ma anche scalpore, tanto che alcuni stigmatizzano l’eccessiva sommarietà nell’esecuzione. Negli anni successivi, la sua irruenza si placa e si nota un ordine pittorico e una ritmica più classicamente veneziana e tizianesca nella fattispecie, come nel grande “Giudizio di Mida” oggi nelle Royal Collections di Hampton Court a Londra, oppure nella “Sacra Famiglia con s. Caterina del Kunst¬historisches Museum di Vienna. La notorietà e l’apprezzamento ufficiale per lo Schiavone si registra nel 1557, quando lavora al soffitto della Biblioteca Marciana di Venezia congiuntamente alle migliori personalità pittoriche del momento. Nell’ultima fase della sua vita si susseguono le commissioni pubbliche e opere realizzate per il raffinato collezionismo privato. Sono gli anni in cui realizza pannelli per il decoro di armadi, cassoni e spalliere, nonché piccoli dipinti di dal soggetto mitologico dando prova dei suoi più alti vertici qualitativi ed espressivi.
La nostra opera è indiscutibilmente un capolavoro dell’artista in quanto rappresenta la sintesi perfetta dell’apice raggiunto dall’arte Meldolla: le splendide figure femminili rappresentano la testimonianza del suo amore per il Parmigianino e per la sua innata propensione per la pittura immediata e sciolta, mentre il fiabesco paesaggio di quinta, da prova della sua profonda comprensione del magistero di Tiziano. A nostro giudizio, siamo di fronte ad un’opera eseguita alla fine degli anni Cinquanta del XVI secolo, ovvero al momento di massima creatività e qualità dello Schiavone.
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10 Nov 2020
Italy, Milan
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Andrija Medulic, Andrea Meldolla detto Andrea Schiavone o lo Schiavone (1510/15 - 1563)
Il giudizio di Paride
Olio su tavola
The judgment of Paris
Oil on panel
43x136 cm

Nato a Zara intorno agli anni 1510-15 in Dalmazia, motivo per cui, trasferitosi a Venezia, viene soprannominato “Schiavone”, nomignolo che definiva i dalmati. In realtà era un italiano nato in Dalmazia, essendo i genitori, originari della cittadina romagnola di Meldola, vicino a Forlì. Il padre Simone, infatti, ricopre in quegli anni la carica di conestabile della Serenissima nella città di Zara. Le scarne notizie biografiche sullo Schiavone rendono piuttosto oscura la ricostruzione della sua formazione artistica anche se da note stilistiche è plausibile un apprendistato in terra emiliana e in particolare presso il Parmigianino. Grazie a Giorgio Vasari conosciamo la sua prima opera di pittura documentata dalle fonti, e oggi perduta. Come si deduce dalle Vite fu commissionata da Giorgio Vasari stesso nel 1540 per farne omaggio a Ottaviano de’ Medici. In questi anni, comunque, lo Schiavone piuttosto che dedicarsi alla pittura affina l’arte incisoria e probabilmente questo lunga attività grafica gli conferisce” una linea fluida e guizzante, elegantemente decorativa, che sintetizza liberamente le forme schizzando i profili delle figure con un incedere rapido e nervoso, senza peraltro che il virtuosismo disegnativo si risolva in composizioni soverchiamente elaborate” come annota acutamente Luca Bortolotti. Databili al principio degli anni Quaranta sono una serie di dipinti I dipinti ove salda l’elegante lezione parmigianinesca con la pittura veneziana e di Giorgione in particolare. Esemplificativi di questo periodo sono pure la serie di quattro tavolette del Kunst¬historisches Museum di Vienna con due Storie di Apollo e due Storie di Giove (con ogni probabilità formelle che decoravano un cassone o un armadio). Del 1547 è l’unico lavoro datato e firmato («Andrea Meldolla inventor»), ovvero l’acquaforte “Ratto di Elena”, in cui traspare chiaramente come l’artista fosse a conoscenza dell’operato del Raffaello e della “Battaglia di Costantino” delle Stanze vaticane in particolare. Gli anni Cinquanta vedono la piena maturazione dell’artista, produce autentici capolavori come “Le nozze di Cupido e Psiche” oggi al Metropolitan Museum di New York. Dipinge in maniera rapida e abbozzata, la sua pittura fa scuola, ma anche scalpore, tanto che alcuni stigmatizzano l’eccessiva sommarietà nell’esecuzione. Negli anni successivi, la sua irruenza si placa e si nota un ordine pittorico e una ritmica più classicamente veneziana e tizianesca nella fattispecie, come nel grande “Giudizio di Mida” oggi nelle Royal Collections di Hampton Court a Londra, oppure nella “Sacra Famiglia con s. Caterina del Kunst¬historisches Museum di Vienna. La notorietà e l’apprezzamento ufficiale per lo Schiavone si registra nel 1557, quando lavora al soffitto della Biblioteca Marciana di Venezia congiuntamente alle migliori personalità pittoriche del momento. Nell’ultima fase della sua vita si susseguono le commissioni pubbliche e opere realizzate per il raffinato collezionismo privato. Sono gli anni in cui realizza pannelli per il decoro di armadi, cassoni e spalliere, nonché piccoli dipinti di dal soggetto mitologico dando prova dei suoi più alti vertici qualitativi ed espressivi.
La nostra opera è indiscutibilmente un capolavoro dell’artista in quanto rappresenta la sintesi perfetta dell’apice raggiunto dall’arte Meldolla: le splendide figure femminili rappresentano la testimonianza del suo amore per il Parmigianino e per la sua innata propensione per la pittura immediata e sciolta, mentre il fiabesco paesaggio di quinta, da prova della sua profonda comprensione del magistero di Tiziano. A nostro giudizio, siamo di fronte ad un’opera eseguita alla fine degli anni Cinquanta del XVI secolo, ovvero al momento di massima creatività e qualità dello Schiavone.
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10 Nov 2020
Italy, Milan
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