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Da Giambologna, secolo XVIII TORO in bronzo, poggiante su...

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Da Giambologna, secolo XVIII

TORO

in bronzo, poggiante su base in legno modanato, cm 32x26x11,5, alt. toro cm 21

After Giambologna, 18th century, a bull

Bibliografia di confronto

C. Avery, La Spezia, Museo Civico Amedeo Lia, Sculture, Bronzetti, Placchette, Medaglie, Cinisello Balsamo (Mi) 1998, pp. 221-222 n. 141;

P. Cannata, Museo Nazionale del Palazzo Venezia. Sculture in Bronzo, Roma 2011, pp. 89-90 n. 95;

M. G. D'Apuzzo, La collezione dei bronzi del Museo Civico Medievale di Bologna, San Casciano Val di Pesa (Fi) 2017, pp. 177-181 n. 53

Questa figura di toro, colto al passo con la zampa anteriore sinistra sollevata e la testa rivolta verso sinistra, guarda a un modello estremamente diffuso a partire dal secolo XVII, dopo essere stato proposto da Giambologna (Douai 1529 - Firenze 1608) sia in scene composite che come modello a sé stante. Pensato come oggetto da Kunstkammer, la sua ispirazione è probabilmente da ricercarsi nell’antichità classica, dai rilievi romani con scene di sacrificio alle piccole statue erette in epoca greco-romana in onore del dio Apis. Il prototipo cui la nostra scultura sembra direttamente riferirsi è da ravvisarsi nel toro conservato al Museo del Bargello di Firenze, in tutto simile nelle dimensioni, ritenuto opera autografa del Giambologna. Diverse sono le testimonianza che legano il nome dello scultore fiammingo a questa tipologia di raffigurazione. Se nell’inventario del 1609 di Benedetto Gondi, amico dell’artista, si fa riferimento a un “toro di cera di mano del detto” (Giambologna), la prima invenzione potrebbe risalire a un tempo ancora precedente: è infatti del 1573 un documento relativo al pagamento per la fusione di un toro in bronzo effettuato dal cugino del Granduca Cosimo I a Girolamo di Zanobi Portigiani, spesso attivo come fonditore delle opere di Giambologna. Dopo la nascita all’interno della bottega di Giambologna, il modello di questa scultura conobbe un immediato successo, in primis tra i collaboratori del maestro quali Antonio Susini, con repliche anche di dimensioni più contenute per venire incontro alle svariate esigenze del pubblico, trovando un posto d'onore anche nel dipinto del 1628 di Willem van Haecht il Giovane raffigurante la Galleria di Cornelis van der Geest: qui un bronzetto modellato come un toro analogo a quello presentato in catalogo è posto su un tavolo, in primo piano assieme ad altri bronzi attribuiti al Giambologna.

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Estimate
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Time, Location
30 Jun 2020
Italy
Auction House
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Da Giambologna, secolo XVIII

TORO

in bronzo, poggiante su base in legno modanato, cm 32x26x11,5, alt. toro cm 21

After Giambologna, 18th century, a bull

Bibliografia di confronto

C. Avery, La Spezia, Museo Civico Amedeo Lia, Sculture, Bronzetti, Placchette, Medaglie, Cinisello Balsamo (Mi) 1998, pp. 221-222 n. 141;

P. Cannata, Museo Nazionale del Palazzo Venezia. Sculture in Bronzo, Roma 2011, pp. 89-90 n. 95;

M. G. D'Apuzzo, La collezione dei bronzi del Museo Civico Medievale di Bologna, San Casciano Val di Pesa (Fi) 2017, pp. 177-181 n. 53

Questa figura di toro, colto al passo con la zampa anteriore sinistra sollevata e la testa rivolta verso sinistra, guarda a un modello estremamente diffuso a partire dal secolo XVII, dopo essere stato proposto da Giambologna (Douai 1529 - Firenze 1608) sia in scene composite che come modello a sé stante. Pensato come oggetto da Kunstkammer, la sua ispirazione è probabilmente da ricercarsi nell’antichità classica, dai rilievi romani con scene di sacrificio alle piccole statue erette in epoca greco-romana in onore del dio Apis. Il prototipo cui la nostra scultura sembra direttamente riferirsi è da ravvisarsi nel toro conservato al Museo del Bargello di Firenze, in tutto simile nelle dimensioni, ritenuto opera autografa del Giambologna. Diverse sono le testimonianza che legano il nome dello scultore fiammingo a questa tipologia di raffigurazione. Se nell’inventario del 1609 di Benedetto Gondi, amico dell’artista, si fa riferimento a un “toro di cera di mano del detto” (Giambologna), la prima invenzione potrebbe risalire a un tempo ancora precedente: è infatti del 1573 un documento relativo al pagamento per la fusione di un toro in bronzo effettuato dal cugino del Granduca Cosimo I a Girolamo di Zanobi Portigiani, spesso attivo come fonditore delle opere di Giambologna. Dopo la nascita all’interno della bottega di Giambologna, il modello di questa scultura conobbe un immediato successo, in primis tra i collaboratori del maestro quali Antonio Susini, con repliche anche di dimensioni più contenute per venire incontro alle svariate esigenze del pubblico, trovando un posto d'onore anche nel dipinto del 1628 di Willem van Haecht il Giovane raffigurante la Galleria di Cornelis van der Geest: qui un bronzetto modellato come un toro analogo a quello presentato in catalogo è posto su un tavolo, in primo piano assieme ad altri bronzi attribuiti al Giambologna.

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30 Jun 2020
Italy
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