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LOT 0360

PITTORE ATTIVO A NAPOLI NEL XVII SECOLO

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San Bartolomeo
Olio su tela, cm 80,5X66

Il dipinto si attribuisce a Giovanni Battista Spinelli, artista di origini bergamasche trasferitosi a Chieti, città dove il padre si dedicava al commercio di granaglie. Non sappiamo con precisione dove sia avvenuta la sua formazione, ma le opere che si dispongono fra i primi anni Trenta e la metà degli anni Cinquanta, mostrano chiare analogie di stile con i protagonisti della scuola napoletana, come Battistello Caracciolo, il Maestro dell'Annuncio ai pastori e in particolare Massimo Stanzione, che secondo Bernardo De Dominici fu suo maestro e con il quale collaborì nei primi anni Quaranta alle grandi tele della chiesa di Santa Maria dell'Annunziata andate disperse nell'incendio del 1757. Nondimeno, è possibile pensare a un primo apprendistato con il bergamasco Domenico Carpinoni, fatto suggerito dal Ravelli prendendo in considerazione i disegni giovanili, valutandone altresì le suggestioni della grafica nordica. In ogni caso, come indicato dal Longhi, fu a Napoli che Spinelli delineì il suo peculiare naturalismo, quanto mai suggestionato dalle opere di Battistello dal punto di vista formale, guardando a Stanzione per le cromie, senza dimenticare le incidenze oltremontane di Johann Heinrich Schönfeld e Leonard Bramer. Tornando all'opera in esame si puì ipotizzare una datazione alla fine del quinto decennio, per le suggestioni dettate dal Maestro dell'Annuncio e il confronto con i personaggi presenti nel David placa Saul con il suono dell'arpa custodito nella Galleria degli Uffizi, datato da Nicola Spinosa intorno al 1650 (Spinosa - Pagano 1988, p. 24, n. 6). Un altro spunto cronologico lo si coglie analizzando il Lot e le figlie di collezione privata napoletana, reso noto da Raffaello Causa e datato dallo studioso al 1647 (Spinosa - Pagano 1988, p. 27, n. 19).

Bibliografia di riferimento:
R. Longhi, Giovanni Battista Spinelli e i naturalisti napoletani del Seicento, in Paragone, XX (1969), 227, pp. 42 - 52
N. Spinosa, Aggiunte a Giovan Battista Spinelli, in Paragone XXXV, 1984, 15 ; 40
D.M. Pagano, in Civiltà del Seicento a Napoli. Catalogo della mostra, Napoli 1984, pp. 176; 463 ; 472
L. Ravelli, Considerazioni su un artista di origine bergamasca: Giovanni Battista Spinelli, in Atti dell¿Ateneo di scienze lettere ed arti di Bergamo, XLVI (1985 ; 1986), pp. 801 ; 859
N. Spinosa e D.M. Pagano, Giovan Battista Spinelli, in I Pittori Bergamaschi. Il Seicento, IV, Bergamo 1988, pp. 3 ; 55

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Estimate
Unlock
Time, Location
15 Jun 2021
Italy, Genoa
Auction House
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San Bartolomeo
Olio su tela, cm 80,5X66

Il dipinto si attribuisce a Giovanni Battista Spinelli, artista di origini bergamasche trasferitosi a Chieti, città dove il padre si dedicava al commercio di granaglie. Non sappiamo con precisione dove sia avvenuta la sua formazione, ma le opere che si dispongono fra i primi anni Trenta e la metà degli anni Cinquanta, mostrano chiare analogie di stile con i protagonisti della scuola napoletana, come Battistello Caracciolo, il Maestro dell'Annuncio ai pastori e in particolare Massimo Stanzione, che secondo Bernardo De Dominici fu suo maestro e con il quale collaborì nei primi anni Quaranta alle grandi tele della chiesa di Santa Maria dell'Annunziata andate disperse nell'incendio del 1757. Nondimeno, è possibile pensare a un primo apprendistato con il bergamasco Domenico Carpinoni, fatto suggerito dal Ravelli prendendo in considerazione i disegni giovanili, valutandone altresì le suggestioni della grafica nordica. In ogni caso, come indicato dal Longhi, fu a Napoli che Spinelli delineì il suo peculiare naturalismo, quanto mai suggestionato dalle opere di Battistello dal punto di vista formale, guardando a Stanzione per le cromie, senza dimenticare le incidenze oltremontane di Johann Heinrich Schönfeld e Leonard Bramer. Tornando all'opera in esame si puì ipotizzare una datazione alla fine del quinto decennio, per le suggestioni dettate dal Maestro dell'Annuncio e il confronto con i personaggi presenti nel David placa Saul con il suono dell'arpa custodito nella Galleria degli Uffizi, datato da Nicola Spinosa intorno al 1650 (Spinosa - Pagano 1988, p. 24, n. 6). Un altro spunto cronologico lo si coglie analizzando il Lot e le figlie di collezione privata napoletana, reso noto da Raffaello Causa e datato dallo studioso al 1647 (Spinosa - Pagano 1988, p. 27, n. 19).

Bibliografia di riferimento:
R. Longhi, Giovanni Battista Spinelli e i naturalisti napoletani del Seicento, in Paragone, XX (1969), 227, pp. 42 - 52
N. Spinosa, Aggiunte a Giovan Battista Spinelli, in Paragone XXXV, 1984, 15 ; 40
D.M. Pagano, in Civiltà del Seicento a Napoli. Catalogo della mostra, Napoli 1984, pp. 176; 463 ; 472
L. Ravelli, Considerazioni su un artista di origine bergamasca: Giovanni Battista Spinelli, in Atti dell¿Ateneo di scienze lettere ed arti di Bergamo, XLVI (1985 ; 1986), pp. 801 ; 859
N. Spinosa e D.M. Pagano, Giovan Battista Spinelli, in I Pittori Bergamaschi. Il Seicento, IV, Bergamo 1988, pp. 3 ; 55

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