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Scuola romana, sec. XVII

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Scuola romana, sec. XVII

CARCIOFI, PISELLI E CILIEGIE SU UN PIANO

olio su tela, cm 27x45,5

Roman school, 17th century

ARTICHOKES, PEAS AND CHERRIES ON A PLANE

oil on panel, cm 27x45,5

Di esigue dimensioni, il dipinto si iscrive in una fase relativamente precoce della natura morta romana, tra il terzo e il quarto decennio del Seicento.

Ancora agli esordi del genere rimanda infatti la selezione di ortaggi primaverili – carciofi, piselli e fave – cui si aggiunge la primizia di ciliegie non ancora mature che timidamente rosseggiano in primo piano.

Oltre al fondo nero, anche la disposizione dei vegetali su un piano di pietra, da cui i baccelli fuoriescono proiettando ombra e misurando la distanza col piano ideale del dipinto, ci riconducono a modelli che vari studiosi hanno voluto collegare agli studi “dal naturale” e addirittura all’accademia romana di Giovan Battista Crescenzi di cui danno conto le fonti romane, in particolare Giovanni Baglione.

Si vedano, per possibili confronti, i dipinti pubblicati da Mina Gregori (Le botteghe romane e l’accademia di Giovanni Battista Crescenzi, in Natura morta italiana tra Cinquecento e Seicento. Catalogo della mostra, Monaco-Firenze, ed. Milano 2002, p. 47, figg. 3 e 4) vicini al nostro sebbene più articolati.

Un’inclinazione allo studio dal vero che evidentemente perdura nella generazione successiva, quella di Michelangelo Cerquozzi e di Giovanni Stanchi, in cui si deve probabilmente riconoscere il misterioso “Brugnoli”, sempre per restare in tema di carciofi e ortaggi di primavera.

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Time, Location
09 Nov 2021
Italy
Auction House
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Scuola romana, sec. XVII

CARCIOFI, PISELLI E CILIEGIE SU UN PIANO

olio su tela, cm 27x45,5

Roman school, 17th century

ARTICHOKES, PEAS AND CHERRIES ON A PLANE

oil on panel, cm 27x45,5

Di esigue dimensioni, il dipinto si iscrive in una fase relativamente precoce della natura morta romana, tra il terzo e il quarto decennio del Seicento.

Ancora agli esordi del genere rimanda infatti la selezione di ortaggi primaverili – carciofi, piselli e fave – cui si aggiunge la primizia di ciliegie non ancora mature che timidamente rosseggiano in primo piano.

Oltre al fondo nero, anche la disposizione dei vegetali su un piano di pietra, da cui i baccelli fuoriescono proiettando ombra e misurando la distanza col piano ideale del dipinto, ci riconducono a modelli che vari studiosi hanno voluto collegare agli studi “dal naturale” e addirittura all’accademia romana di Giovan Battista Crescenzi di cui danno conto le fonti romane, in particolare Giovanni Baglione.

Si vedano, per possibili confronti, i dipinti pubblicati da Mina Gregori (Le botteghe romane e l’accademia di Giovanni Battista Crescenzi, in Natura morta italiana tra Cinquecento e Seicento. Catalogo della mostra, Monaco-Firenze, ed. Milano 2002, p. 47, figg. 3 e 4) vicini al nostro sebbene più articolati.

Un’inclinazione allo studio dal vero che evidentemente perdura nella generazione successiva, quella di Michelangelo Cerquozzi e di Giovanni Stanchi, in cui si deve probabilmente riconoscere il misterioso “Brugnoli”, sempre per restare in tema di carciofi e ortaggi di primavera.

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