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ASTOLFO PETRAZZI?

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(Siena, 1580 - 1653)
Tre amorini che dispongono fiori in un cesto
Olio su tela, cm 70X115

Bibliografia:
J. T. Spike, Il senso del piacere. Una collezione di nature morte, Milano 2002, pp. 68 ; 69, n. 23

Astolfo Petrazzi che si formì alla '... scuola del Cav. Francesco Vanni, oltre ad altri buoni pittori, de' quali a suo luogo abbiamo parlato... cittadino senese, il quale avendo dipoi studiato molto appresso il Cav. Ventura Salimbeni e Pietro Sorri, moltissime opere fece nella sua patria... Fu poi chiamato a Roma, dove condusse di sua mano, per la chiesa di Sant'Eustachio, la storia del suo martirio... per la chiesa di San Gio. dei Fiorentini colorì la tavola per la Cappella de' Capponi, dove fece la Santa Maria Maddalena sostenuta dagli angeli. Un'altra tavola fece in San Biagio, in cui espresse la figura di Maria Vergine con alcuni angeli e Santi. E finalmente per la Chiesa Nuova, de' Padri della Congregazione dell'Oratorio di San Filippo Neri, dipinse venti gran quadri con l'immagine di Gesù Cristo, di Maria Vergine e altri Santi' (F. Baldinucci, Notizie de' professori del disegno da Cimabue in qua, Milano 1812, pp. 299-302). Sino a pochi anni fa queste erano le poche informazioni utili per conoscere a grandi linee la biografia di Astolfo Petrazzi, tuttavia anche il suo gran estimatore e biografo, il medico Giulio Mancini, è altrettanto avaro nel delinearne l'attività romana e il suo avvicinamento al naturalismo, certamente appreso a Siena nell'ambito di Rutilio Manetti (1571-1639) e Francesco Rustici (1592-1626). Ricerche d'archivio indicano che l'attività capitolina del Petrazzi si è svolta tra il 1618 e il 1625 e la committenza Chigi dettata dal dipinto Barberini suggerisce una discreta fortuna critica. Le ricerche d'archivio e le fonti indicano altresì che il pittore formulì la sua carriera per il collezionismo privato, come si evince da una lettera inviata a Siena dal principe Mattias de' Medici il 15 maggio 1630, nel quale è citato un dipinto con strumenti musicali commissionato da Giovan Carlo de' Medici, fratello di Mattias, dove il Petrazzi è definito in questo tipo di composizioni superiore allo stesso Manetti (Bisogni - Ciampolini 1987, p. 101). Si evince di conseguenza che la produzione di nature morte del pittore era straordinariamente ricercata. Oggi, dopo le ricerche di Marco Ciampolini la fisionomia e il carattere del pittore sono finalmente delineate, ma certamente è ancora da rintracciare gran parte delle nature morte destinate al collezionismo.

Bibliografia di riferimento:
M. Ciampolini, Pittori senesi del Seicento, Siena 2010, pp. 563 ; 607

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21 Sep 2021
Italy, Genoa
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(Siena, 1580 - 1653)
Tre amorini che dispongono fiori in un cesto
Olio su tela, cm 70X115

Bibliografia:
J. T. Spike, Il senso del piacere. Una collezione di nature morte, Milano 2002, pp. 68 ; 69, n. 23

Astolfo Petrazzi che si formì alla '... scuola del Cav. Francesco Vanni, oltre ad altri buoni pittori, de' quali a suo luogo abbiamo parlato... cittadino senese, il quale avendo dipoi studiato molto appresso il Cav. Ventura Salimbeni e Pietro Sorri, moltissime opere fece nella sua patria... Fu poi chiamato a Roma, dove condusse di sua mano, per la chiesa di Sant'Eustachio, la storia del suo martirio... per la chiesa di San Gio. dei Fiorentini colorì la tavola per la Cappella de' Capponi, dove fece la Santa Maria Maddalena sostenuta dagli angeli. Un'altra tavola fece in San Biagio, in cui espresse la figura di Maria Vergine con alcuni angeli e Santi. E finalmente per la Chiesa Nuova, de' Padri della Congregazione dell'Oratorio di San Filippo Neri, dipinse venti gran quadri con l'immagine di Gesù Cristo, di Maria Vergine e altri Santi' (F. Baldinucci, Notizie de' professori del disegno da Cimabue in qua, Milano 1812, pp. 299-302). Sino a pochi anni fa queste erano le poche informazioni utili per conoscere a grandi linee la biografia di Astolfo Petrazzi, tuttavia anche il suo gran estimatore e biografo, il medico Giulio Mancini, è altrettanto avaro nel delinearne l'attività romana e il suo avvicinamento al naturalismo, certamente appreso a Siena nell'ambito di Rutilio Manetti (1571-1639) e Francesco Rustici (1592-1626). Ricerche d'archivio indicano che l'attività capitolina del Petrazzi si è svolta tra il 1618 e il 1625 e la committenza Chigi dettata dal dipinto Barberini suggerisce una discreta fortuna critica. Le ricerche d'archivio e le fonti indicano altresì che il pittore formulì la sua carriera per il collezionismo privato, come si evince da una lettera inviata a Siena dal principe Mattias de' Medici il 15 maggio 1630, nel quale è citato un dipinto con strumenti musicali commissionato da Giovan Carlo de' Medici, fratello di Mattias, dove il Petrazzi è definito in questo tipo di composizioni superiore allo stesso Manetti (Bisogni - Ciampolini 1987, p. 101). Si evince di conseguenza che la produzione di nature morte del pittore era straordinariamente ricercata. Oggi, dopo le ricerche di Marco Ciampolini la fisionomia e il carattere del pittore sono finalmente delineate, ma certamente è ancora da rintracciare gran parte delle nature morte destinate al collezionismo.

Bibliografia di riferimento:
M. Ciampolini, Pittori senesi del Seicento, Siena 2010, pp. 563 ; 607

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