COPPIA DI DIVANI, LUCCA, SECOLO XVIII in legno laccato...
COPPIA DI DIVANI, LUCCA, SECOLO XVIII
in legno laccato nei toni del giallo con sedute costituite da cuscini rivestiti in raso verde, schienale a giorno di linea sagomata a motivo di sei lire centrate da fiore, braccioli di linea mossa, sei gambe troncopiramidali scanalate, cm 94x211x50
A PAIR OF LUCCA SOFAS, 18TH CENTURY
Bibliografia di confronto
E. Colle, I mobili di Palazzo Pitti. Il primo periodo lorenese. 1737-1799, Firenze 1992, p. 160 n. 96
Alla tavola XVI del suo The gentleman and Cabinet-Maker’s Director, Thomas Chippendale illustra una serie di spalliere per sedie che possono considerarsi i prototipi da cui trassero ispirazione gli artigiani fiorentini per questa tipologia di sedie. Giovanni Toussaint, ad esempio, fornì alla Guardaroba “dodici sgabelletti e Linghilese con la spalliera traforata e un telaio da vestire”; Giuseppe Ziti e il legnaiolo Giuseppe Dolfi negli stessi anni furono pagati per altre sedie sempre con “stecche traforate” alla maniera Chippendale.
Enrico Colle, cit., p. 160
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COPPIA DI DIVANI, LUCCA, SECOLO XVIII
in legno laccato nei toni del giallo con sedute costituite da cuscini rivestiti in raso verde, schienale a giorno di linea sagomata a motivo di sei lire centrate da fiore, braccioli di linea mossa, sei gambe troncopiramidali scanalate, cm 94x211x50
A PAIR OF LUCCA SOFAS, 18TH CENTURY
Bibliografia di confronto
E. Colle, I mobili di Palazzo Pitti. Il primo periodo lorenese. 1737-1799, Firenze 1992, p. 160 n. 96
Alla tavola XVI del suo The gentleman and Cabinet-Maker’s Director, Thomas Chippendale illustra una serie di spalliere per sedie che possono considerarsi i prototipi da cui trassero ispirazione gli artigiani fiorentini per questa tipologia di sedie. Giovanni Toussaint, ad esempio, fornì alla Guardaroba “dodici sgabelletti e Linghilese con la spalliera traforata e un telaio da vestire”; Giuseppe Ziti e il legnaiolo Giuseppe Dolfi negli stessi anni furono pagati per altre sedie sempre con “stecche traforate” alla maniera Chippendale.
Enrico Colle, cit., p. 160