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GIUSEPPE ANTONIO PETRINI (attr. a)

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(Carona, 1677 - 1759)
San Girolamo
Olio su tela, cm 76,5X63

Nato in Canton Ticino, Petrini apprende i primi rudimenti artistici a Genova presso la bottega di Bartolomeo Guidobono (Ratti 1769, p. 144), proseguendo il suo tirocinio a Torino, dove il giovane ha modo di cogliere il fascino delle tenebrose invenzioni di Giovanni Battista Piazzetta, Francesco Solimena e Padre Pozzo visibili nella capitale sabauda, traendone speciale ispirazione per le sue opere raffiguranti santi, profeti e filosofi dell'antichità. Un altro aspetto rilevante per la formazione dell'artista sono gli esempi caravaggeschi di Giovanni Serodine e le innovative composizioni di Filippo Abbiati e Paolo Pagani, che gli consentono, specialmente quest'ultimo, di esprimere una cifra stilistica personalissima, prediligendo schemi di immagine rarefatti ma di notevole vigore espressivo e visionaria illuminazione. L'opera in esame testimonia assai bene la tempra artistica in un momento giovanile qui descritta, che alcuni critici hanno cercato di interpretare chiamando in causa Luca Giordano e, con maggior pertinenza, Pierfrancesco Mola, tuttavia, l'intero corpus di Giuseppe Petrini emana una indiscutibile autonomia creativa e una qualità rara.

Bibliografia di riferimento:
R. Chiappini, Petrini, catalogo della mostra, Milano 1991, ad vocem

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Time, Location
21 Sep 2021
Italy, Genoa
Auction House
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(Carona, 1677 - 1759)
San Girolamo
Olio su tela, cm 76,5X63

Nato in Canton Ticino, Petrini apprende i primi rudimenti artistici a Genova presso la bottega di Bartolomeo Guidobono (Ratti 1769, p. 144), proseguendo il suo tirocinio a Torino, dove il giovane ha modo di cogliere il fascino delle tenebrose invenzioni di Giovanni Battista Piazzetta, Francesco Solimena e Padre Pozzo visibili nella capitale sabauda, traendone speciale ispirazione per le sue opere raffiguranti santi, profeti e filosofi dell'antichità. Un altro aspetto rilevante per la formazione dell'artista sono gli esempi caravaggeschi di Giovanni Serodine e le innovative composizioni di Filippo Abbiati e Paolo Pagani, che gli consentono, specialmente quest'ultimo, di esprimere una cifra stilistica personalissima, prediligendo schemi di immagine rarefatti ma di notevole vigore espressivo e visionaria illuminazione. L'opera in esame testimonia assai bene la tempra artistica in un momento giovanile qui descritta, che alcuni critici hanno cercato di interpretare chiamando in causa Luca Giordano e, con maggior pertinenza, Pierfrancesco Mola, tuttavia, l'intero corpus di Giuseppe Petrini emana una indiscutibile autonomia creativa e una qualità rara.

Bibliografia di riferimento:
R. Chiappini, Petrini, catalogo della mostra, Milano 1991, ad vocem

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