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GIUSEPPE PASSERI (attr. a)

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(Roma, 1654 - 1714)
Ritratto di gentiluomo
Olio su tela, cm 109X97

Giuseppe Passeri apprese i primi insegnamenti dallo zio, il pittore e storiografo Giovanni Battista ma il suo vero maestro fu Carlo Maratti, che gli impose lo studio dei più importanti artisti del classicismo rinascimentale e dell'età barocca, in modo particolare Annibale Carracci, Guido Reni e Nicolas Poussin. Dal principe dei pittori il Passeri acquisì anche la propensione al genere del ritratto, come attesta Lione Pascoli parlando di un'effigie del padre, oggi perduta, 'che i professori più esperti se ne stupirono' (Pascoli, 1730-36, 1992, p. 302). Il nostro autore dimostra il raro talento di mantenere una propria e peculiare autonomia creativa, che lo distolse da una impersonale interpretazione del marattismo, giungendo a un linguaggio pre-settecentesco che bene si osserva sin dagli affreschi realizzati a Palazzo Barberini nel 1678. In queste opere si percepisce una stesura fluida e veloce, un pittoricismo avanzato per i suoi tempi, capace di interpretare altresì gli insegnamenti del Gaulli e della migliore maniera romana. Per quanto riguarda la ritrattistica, sia pur in gran parte dispersa, l'alto numero di incisioni desunte dalle sue opere a olio dimostrano che a partire dal nono decennio il pittore si confermava quale specialista assai ricercato dalla committenza ecclesiastica e nobiliare, in modo particolare dopo la partenza avvenuta nel 1680-1681 di Ferdinand Voet.

Bibliografia di riferimento:
M. B. Guerrieri Borsoi, Alcune opere di Giuseppe Passeri per i marchesi Patrizi, in Carlo Marchionni, a cura di E. Debenedetti, Roma 1988, pp. 381; 403
G. Sestieri, Repertorio della pittura romana della fine del Seicento e del Settecento, Torino 1994, pp. 143 ; 145
F. Petrucci, Pittura di Ritratto a Roma. Il Settecento, III, Roma 2010, ad vocem

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Sale price
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Estimate
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Time, Location
21 Sep 2021
Italy, Genoa
Auction House
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(Roma, 1654 - 1714)
Ritratto di gentiluomo
Olio su tela, cm 109X97

Giuseppe Passeri apprese i primi insegnamenti dallo zio, il pittore e storiografo Giovanni Battista ma il suo vero maestro fu Carlo Maratti, che gli impose lo studio dei più importanti artisti del classicismo rinascimentale e dell'età barocca, in modo particolare Annibale Carracci, Guido Reni e Nicolas Poussin. Dal principe dei pittori il Passeri acquisì anche la propensione al genere del ritratto, come attesta Lione Pascoli parlando di un'effigie del padre, oggi perduta, 'che i professori più esperti se ne stupirono' (Pascoli, 1730-36, 1992, p. 302). Il nostro autore dimostra il raro talento di mantenere una propria e peculiare autonomia creativa, che lo distolse da una impersonale interpretazione del marattismo, giungendo a un linguaggio pre-settecentesco che bene si osserva sin dagli affreschi realizzati a Palazzo Barberini nel 1678. In queste opere si percepisce una stesura fluida e veloce, un pittoricismo avanzato per i suoi tempi, capace di interpretare altresì gli insegnamenti del Gaulli e della migliore maniera romana. Per quanto riguarda la ritrattistica, sia pur in gran parte dispersa, l'alto numero di incisioni desunte dalle sue opere a olio dimostrano che a partire dal nono decennio il pittore si confermava quale specialista assai ricercato dalla committenza ecclesiastica e nobiliare, in modo particolare dopo la partenza avvenuta nel 1680-1681 di Ferdinand Voet.

Bibliografia di riferimento:
M. B. Guerrieri Borsoi, Alcune opere di Giuseppe Passeri per i marchesi Patrizi, in Carlo Marchionni, a cura di E. Debenedetti, Roma 1988, pp. 381; 403
G. Sestieri, Repertorio della pittura romana della fine del Seicento e del Settecento, Torino 1994, pp. 143 ; 145
F. Petrucci, Pittura di Ritratto a Roma. Il Settecento, III, Roma 2010, ad vocem

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21 Sep 2021
Italy, Genoa
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