GRANDE BACILE DA ACQUERECCIA, MONTELUPO, 1611
GRANDE BACILE DA ACQUERECCIA, MONTELUPO, 1611
in maiolica dipinta in policromia; diam. cm 48,6, alt. cm 5,8
A LARGE EWER STAND, MONTELUPO, 1611
Bibliografia di confronto
F. Berti, Storia della ceramica di Montelupo. Vol. II, Montelupo Fiorentino 1998, pp. 203-204, pp. 386-387;
C. Ravanelli Guidotti, Maioliche di Montelupo, Firenze 2019, pp.162-164 n. 26
Il grande bacile con centro umbonato ha forma baccellata nell’umbone, nell’ampia fascia di stacco e nella breve tesa. Il bacile è apodo. Il decoro policromo interessa l’intera superficie e mostra al centro del cavetto l’emblema non identificato di una famiglia, in uno scudo ovale incorniciato da una mossa cornice a cartouche. Disposti a raggera, tutto intorno all’umbone, una serie di elementi a rilievo dipinti di arancio e ombreggiati di blu simulano una baccellatura metallica, attorno alla quale una seconda sezione del cavetto è decorata a raffaellesche con arpie alate alternate a cammei e gioie, senza soluzione di continuità. Sulla tesa i medesimi elementi sono ripetuti in versione semplificata, che prevede la sola testa dell’arpia e singoli elementi a diamante, e tra queste piccole metope ne spiccano due con piccoli cartigli contenenti le scritte “DIMAGO” e la data “1611”. Il retro del bacile presenta elementi decorativi a serpentina e girali fogliate delineate in blu acquarellato, ad incorniciare al centro di una riserva circolare sottolineata da linee concentriche la marca della bottega: “Fo sopra Omega”
La raffaellesca è delineata con tocchi marcati e sicuri, con uno stile molto prossimo a quello tipico dei vasi della spezieria di Santa Maria Novella e ancor di più dei vasi associati all’emblema Medici Asburgo.
L’emblema che si legge al centro non è stato identificato, ma ha riscontro in un orcio in collezione privata (campo di ciclo alla ruota da pozzo di nero, a quattro pale, argani), per il quale è stato ipotizzato uno stemma parlante di una compagnia ricordando comunque che molte le famiglie fiorentine portano la ruota da mulino nello stemma, come i Bonsi della Ruota.
Il grande bacile da acquereccia appartiene alla realizzazione di opere cosiddette da “pompa”, che vede nella produzione di Montelupo alcuni importanti esempi e confronti, sempre associati all’emblema di famiglie nobiliari e spesso caratterizzati dal motivo decorativo a raffaellesche. Gli esemplari noti sono collocabili cronologicamente tra la fine del XVI secolo e l’inizio del XVII secolo, come ad esempio i bacili conservati al Museo di New York e al Bargello di Firenze, datati 1617 e 1626.
Quest’opera, insieme a quella che precede (lotto 66) e alla cui scheda si rimanda per ulteriori notizie, si colloca nell’ambito della produzione montelupina caratterizzata dalla presenza di stemmi araldici, a testimoniare il successo delle botteghe nella produzione di vasellame per specifiche committenze, rappresentando esempi pregnanti della diversa interpretazione del decoro a raffaellesche nell’ambito di una medesima bottega e del suo utilizzo in base alla richiesta della committenza.
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GRANDE BACILE DA ACQUERECCIA, MONTELUPO, 1611
in maiolica dipinta in policromia; diam. cm 48,6, alt. cm 5,8
A LARGE EWER STAND, MONTELUPO, 1611
Bibliografia di confronto
F. Berti, Storia della ceramica di Montelupo. Vol. II, Montelupo Fiorentino 1998, pp. 203-204, pp. 386-387;
C. Ravanelli Guidotti, Maioliche di Montelupo, Firenze 2019, pp.162-164 n. 26
Il grande bacile con centro umbonato ha forma baccellata nell’umbone, nell’ampia fascia di stacco e nella breve tesa. Il bacile è apodo. Il decoro policromo interessa l’intera superficie e mostra al centro del cavetto l’emblema non identificato di una famiglia, in uno scudo ovale incorniciato da una mossa cornice a cartouche. Disposti a raggera, tutto intorno all’umbone, una serie di elementi a rilievo dipinti di arancio e ombreggiati di blu simulano una baccellatura metallica, attorno alla quale una seconda sezione del cavetto è decorata a raffaellesche con arpie alate alternate a cammei e gioie, senza soluzione di continuità. Sulla tesa i medesimi elementi sono ripetuti in versione semplificata, che prevede la sola testa dell’arpia e singoli elementi a diamante, e tra queste piccole metope ne spiccano due con piccoli cartigli contenenti le scritte “DIMAGO” e la data “1611”. Il retro del bacile presenta elementi decorativi a serpentina e girali fogliate delineate in blu acquarellato, ad incorniciare al centro di una riserva circolare sottolineata da linee concentriche la marca della bottega: “Fo sopra Omega”
La raffaellesca è delineata con tocchi marcati e sicuri, con uno stile molto prossimo a quello tipico dei vasi della spezieria di Santa Maria Novella e ancor di più dei vasi associati all’emblema Medici Asburgo.
L’emblema che si legge al centro non è stato identificato, ma ha riscontro in un orcio in collezione privata (campo di ciclo alla ruota da pozzo di nero, a quattro pale, argani), per il quale è stato ipotizzato uno stemma parlante di una compagnia ricordando comunque che molte le famiglie fiorentine portano la ruota da mulino nello stemma, come i Bonsi della Ruota.
Il grande bacile da acquereccia appartiene alla realizzazione di opere cosiddette da “pompa”, che vede nella produzione di Montelupo alcuni importanti esempi e confronti, sempre associati all’emblema di famiglie nobiliari e spesso caratterizzati dal motivo decorativo a raffaellesche. Gli esemplari noti sono collocabili cronologicamente tra la fine del XVI secolo e l’inizio del XVII secolo, come ad esempio i bacili conservati al Museo di New York e al Bargello di Firenze, datati 1617 e 1626.
Quest’opera, insieme a quella che precede (lotto 66) e alla cui scheda si rimanda per ulteriori notizie, si colloca nell’ambito della produzione montelupina caratterizzata dalla presenza di stemmi araldici, a testimoniare il successo delle botteghe nella produzione di vasellame per specifiche committenze, rappresentando esempi pregnanti della diversa interpretazione del decoro a raffaellesche nell’ambito di una medesima bottega e del suo utilizzo in base alla richiesta della committenza.
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