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Giovanni Battista Paggi (1554-1627), Ritorno dalla fuga

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olio su tela, cm 100x76, Expertise di Sandro Bellesi: [...] La tela in esame rappresenta una derivazione autografa, di medio formato, tratta da una celebre pala d’altare dell’artista, conservata ab antiquo in Santa Maria degli Angeli a Firenze, oggi nei depositi delle Gallerie Fiorentine (sull’opera si veda S. Lecchini Giovannoni, Il Ritorno dall’Egitto di Giovan Battista Paggi in “Antichità vivaâ€, XXIV, 1985, 1-2, pp. 53-55): opera preceduta da interessanti disegni preparatori per singole immagini o per l’intera composizione (per le repliche dell’opera e i disegni di riferimento si veda soprattutto S. Lecchini Giovannoni, Ancora sul Paggi in “Antichità vivaâ€, XXV, 1986, n. 5-6, pp. 30-33). Dalla pala, databile intorno al 1582, furono tratte varie derivazioni, in gran parte riferibili allo stesso Paggi, dove, come l’opera in esame, risultano evidenti alcune varianti. Tali modifiche iconografiche appaiono rilevabili essenzialmente nell’assenza di una figura dietro le spalle della Vergine, di un numero minore di angeli e nella formulazione del paesaggio. Caratteri diversi appaiono anche nella resa esecutiva, condotta con pennellate meno pastose e vibranti, più in linea con il linguaggio zuccaresco e con quello dei pittori fiorentini di fine ‘500 operanti nella scia di Santi di Tito e di Bernardino Poccetti. Tali caratteri di stile inducono a collocare l’esecuzione dell’opera in un periodo più avanzato rispetto alla pala, probabilmente verso gli anni novanta del secolo, tempo di un maggiore accostamento dell’artista alla pittura toscana."

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12 Jun 2019
Italy, Genova
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olio su tela, cm 100x76, Expertise di Sandro Bellesi: [...] La tela in esame rappresenta una derivazione autografa, di medio formato, tratta da una celebre pala d’altare dell’artista, conservata ab antiquo in Santa Maria degli Angeli a Firenze, oggi nei depositi delle Gallerie Fiorentine (sull’opera si veda S. Lecchini Giovannoni, Il Ritorno dall’Egitto di Giovan Battista Paggi in “Antichità vivaâ€, XXIV, 1985, 1-2, pp. 53-55): opera preceduta da interessanti disegni preparatori per singole immagini o per l’intera composizione (per le repliche dell’opera e i disegni di riferimento si veda soprattutto S. Lecchini Giovannoni, Ancora sul Paggi in “Antichità vivaâ€, XXV, 1986, n. 5-6, pp. 30-33). Dalla pala, databile intorno al 1582, furono tratte varie derivazioni, in gran parte riferibili allo stesso Paggi, dove, come l’opera in esame, risultano evidenti alcune varianti. Tali modifiche iconografiche appaiono rilevabili essenzialmente nell’assenza di una figura dietro le spalle della Vergine, di un numero minore di angeli e nella formulazione del paesaggio. Caratteri diversi appaiono anche nella resa esecutiva, condotta con pennellate meno pastose e vibranti, più in linea con il linguaggio zuccaresco e con quello dei pittori fiorentini di fine ‘500 operanti nella scia di Santi di Tito e di Bernardino Poccetti. Tali caratteri di stile inducono a collocare l’esecuzione dell’opera in un periodo più avanzato rispetto alla pala, probabilmente verso gli anni novanta del secolo, tempo di un maggiore accostamento dell’artista alla pittura toscana."

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