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MARIO NUZZI detto MARIO FIORI

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(Roma, 1603 - 1673)
Vaso di fiori
Olio su tela, cm 66,8X49,8
Il dipinto è un importante esempio della produzione matura di Mario Nuzzi detto Mario dei Fiori e la sua esecuzione si può collocare intorno al 1650. Il corpus del pittore è stato ricostruito in maniera rigorosa a partire dalle opere firmate o documentate custodite nel Monastero dell'Escorial, a Palazzo Chigi di Ariccia (commissionate dal cardinale Flavio Chigi nel 1659) e in palazzo Colonna a Roma, dove in collaborazione con Carlo Maratti realizzò degli straordinari specchi dipinti (cfr. L. Laureati, in 'La natura morta in Italia', a cura di Francesco Porzio e Federico Zeri, Milano 1989, I, pp. 759 - 767). A queste si è aggiunta la serie di vasi fioriti già nella collezione Mansi a Lucca (cfr. G. e U. Bocchi, 'Mario Nuzzi detto Mario dei Fiori Pittori di natura morta a Roma', in 'Pittori di natura morta a Roma. Artisti italiani 1630 - 1750', Viadana 2005, pp. 67 - 142, in particolare figg. 43 - 50). Un confronto utile con la nostra composizione è ravvisabile specialmente nella serie di Nature morte custodite al Museo del Prado, nella serie delle ghirlande dell'Escorial e con il Vaso di fiori di collezione privata pubblicato da Luigi Salerno (cfr. L. Salerno, 'La natura morta italiana', Roma 1984. p. 177. fig. 42.3), soprattutto per le similitudini del vaso a motivi sbalzati e gli effetti di luce tra il bouquet e il fondo scuro. Tornando alla biografia dell'autore, Lione Pascoli narra delle sue prime prove giovanili avvenute con il padre floricultore (cfr. L. Pascoli, 'Le vite de' pittori scultori et architetti moderni', II, Roma 1736, pp. 57-74), per poi passare secondo il Baglione nella bottega del Salini con cui precocemente ne divenne collaboratore, ereditandone la clientela alla sua morte avvenuta nel 1625 (G. Baglione, 'Le vite de' pittori, scultori et architetti', Roma 1642, pag. 188). Questo apprendistato consentì al giovane di entrare in contatto con eruditi, accademici, botanici e artisti di natura morta dell'area barberiniana, come Cassiano del Pozzo, Jacopo Ligozzi, Anna Maria Vaiana, Daniel Seghers (cfr. M. Epifani e F. Solinas in 'Flora Romana. Fiori e cultura nell'arte di Mario de' Fiori', catalogo della mostra a cura di F. Solinas, Roma 2010, pp. 182 - 188- p. 34). Tali frequentazioni e il talento, permisero al pittore a divenire uno dei più affermati fioranti del XVII secolo e al 1650 si riscontra nei documenti quale: 'Marius, pictor romanus, vulgo Mario de' fiori' (cfr. Y. Primarosa,'Flora Romana' 2010, p. 58 op. cit.).L’opera è stata dichiarata di straordinario interesse storico e artistico e sottoposta a regime di notifica.

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07 Mar 2019
Italy, Genoa
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(Roma, 1603 - 1673)
Vaso di fiori
Olio su tela, cm 66,8X49,8
Il dipinto è un importante esempio della produzione matura di Mario Nuzzi detto Mario dei Fiori e la sua esecuzione si può collocare intorno al 1650. Il corpus del pittore è stato ricostruito in maniera rigorosa a partire dalle opere firmate o documentate custodite nel Monastero dell'Escorial, a Palazzo Chigi di Ariccia (commissionate dal cardinale Flavio Chigi nel 1659) e in palazzo Colonna a Roma, dove in collaborazione con Carlo Maratti realizzò degli straordinari specchi dipinti (cfr. L. Laureati, in 'La natura morta in Italia', a cura di Francesco Porzio e Federico Zeri, Milano 1989, I, pp. 759 - 767). A queste si è aggiunta la serie di vasi fioriti già nella collezione Mansi a Lucca (cfr. G. e U. Bocchi, 'Mario Nuzzi detto Mario dei Fiori Pittori di natura morta a Roma', in 'Pittori di natura morta a Roma. Artisti italiani 1630 - 1750', Viadana 2005, pp. 67 - 142, in particolare figg. 43 - 50). Un confronto utile con la nostra composizione è ravvisabile specialmente nella serie di Nature morte custodite al Museo del Prado, nella serie delle ghirlande dell'Escorial e con il Vaso di fiori di collezione privata pubblicato da Luigi Salerno (cfr. L. Salerno, 'La natura morta italiana', Roma 1984. p. 177. fig. 42.3), soprattutto per le similitudini del vaso a motivi sbalzati e gli effetti di luce tra il bouquet e il fondo scuro. Tornando alla biografia dell'autore, Lione Pascoli narra delle sue prime prove giovanili avvenute con il padre floricultore (cfr. L. Pascoli, 'Le vite de' pittori scultori et architetti moderni', II, Roma 1736, pp. 57-74), per poi passare secondo il Baglione nella bottega del Salini con cui precocemente ne divenne collaboratore, ereditandone la clientela alla sua morte avvenuta nel 1625 (G. Baglione, 'Le vite de' pittori, scultori et architetti', Roma 1642, pag. 188). Questo apprendistato consentì al giovane di entrare in contatto con eruditi, accademici, botanici e artisti di natura morta dell'area barberiniana, come Cassiano del Pozzo, Jacopo Ligozzi, Anna Maria Vaiana, Daniel Seghers (cfr. M. Epifani e F. Solinas in 'Flora Romana. Fiori e cultura nell'arte di Mario de' Fiori', catalogo della mostra a cura di F. Solinas, Roma 2010, pp. 182 - 188- p. 34). Tali frequentazioni e il talento, permisero al pittore a divenire uno dei più affermati fioranti del XVII secolo e al 1650 si riscontra nei documenti quale: 'Marius, pictor romanus, vulgo Mario de' fiori' (cfr. Y. Primarosa,'Flora Romana' 2010, p. 58 op. cit.).L’opera è stata dichiarata di straordinario interesse storico e artistico e sottoposta a regime di notifica.

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07 Mar 2019
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