SEBASTIANO CECCARINI (attr. a)
(Fano, 1703 - 1783)
Natura morta con cesta, brocche, aglio e zucche
Olio su tela, cm 67X95
Provenienza:
Venezia, Finarte, 25 giugno 2006, lotto 563
Pesaro, Galleria Altomani
Milano, collezione privata
Sebastiano Ceccarini fu un importante naturamortista, certamente il principale esponente di questo peculiare genere nelle Marche. Le sue opere riflettono gli esiti della pittura romagnola di Resani e del Levoli ma risolte con severa austerità formale e, a differenza dei ritratti e delle opere a carattere sacro, con sensibilità antiaccademiche e affatto influenzate da suggestioni rocaille. Sorprende di conseguenza il ricercato arcaismo con cui sono descritti e ordinati gli oggetti raffigurati, contraddistinta da una luminosità di sapore caravaggesco che induce a pensare a un significato allegorico, dove l'essenzialità è preponderante a differenza delle esuberanti tavole imbandite romane e napoletane. Nel nostro caso, l'artista dipinge una vera e propria meditazione sullo spazio e una rigorosa osservazione della realtà, pervenendo a un risultato di straordinaria efficacia, che preannuncia gli esiti dell'allievo Carlo Magini per la modernità concettuale dell'impaginazione, che trova confronti con le Tavole di cucina a noi note (cfr. M. M. Paolini e B. Cleri, in L'anima e le cose. La natura morta nell'Italia pontificia nel XVII e XVIII secolo, catalogo della mostra a cura di R. Battistini, B. Cleri, C. Giardini, E. Negro e N. Roio, Modena 2001, pp. 153 ; 156, nn. 79 ; 86).
Bibliografia di riferimento:
C. Giardini, Natura morta a Fano: un inedito di Sebastiano Ceccarini, Fano 2007, ad vocem
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(Fano, 1703 - 1783)
Natura morta con cesta, brocche, aglio e zucche
Olio su tela, cm 67X95
Provenienza:
Venezia, Finarte, 25 giugno 2006, lotto 563
Pesaro, Galleria Altomani
Milano, collezione privata
Sebastiano Ceccarini fu un importante naturamortista, certamente il principale esponente di questo peculiare genere nelle Marche. Le sue opere riflettono gli esiti della pittura romagnola di Resani e del Levoli ma risolte con severa austerità formale e, a differenza dei ritratti e delle opere a carattere sacro, con sensibilità antiaccademiche e affatto influenzate da suggestioni rocaille. Sorprende di conseguenza il ricercato arcaismo con cui sono descritti e ordinati gli oggetti raffigurati, contraddistinta da una luminosità di sapore caravaggesco che induce a pensare a un significato allegorico, dove l'essenzialità è preponderante a differenza delle esuberanti tavole imbandite romane e napoletane. Nel nostro caso, l'artista dipinge una vera e propria meditazione sullo spazio e una rigorosa osservazione della realtà, pervenendo a un risultato di straordinaria efficacia, che preannuncia gli esiti dell'allievo Carlo Magini per la modernità concettuale dell'impaginazione, che trova confronti con le Tavole di cucina a noi note (cfr. M. M. Paolini e B. Cleri, in L'anima e le cose. La natura morta nell'Italia pontificia nel XVII e XVIII secolo, catalogo della mostra a cura di R. Battistini, B. Cleri, C. Giardini, E. Negro e N. Roio, Modena 2001, pp. 153 ; 156, nn. 79 ; 86).
Bibliografia di riferimento:
C. Giardini, Natura morta a Fano: un inedito di Sebastiano Ceccarini, Fano 2007, ad vocem